Thea Djordjadze – Fausto Melotti. Abbandonando un’era che abbiamo trovato invivibile

A cura di Lorenzo Giusti
Direzione artistica: Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale Arte
Palazzo della Triennale, Milano, 7 Luglio – 27 Agosto 2017

Nata dall’incontro tra l’artista georgiana Thea Djordjadze e l’opera di Fausto Melotti, la mostra a cura di Lorenzo Giusti con la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti, trasferisce sul piano visivo i principi drammaturgici del metateatro, gioca sulla sovrapposizione dei piani temporali e riattiva significati latenti attraverso il dialogo tra artisti di generazioni diverse.

Affascinata dai Teatrini di Melotti – piccole costruzioni polimateriche, in cui figure stilizzate mimano situazioni di incontro e stati d’animo – Djordjadze ha progettato un sistema architettonico flessibile, concepito allo stesso tempo come supporto per le opere del grande scultore italiano e come installazione autonoma, un ambiente immersivo in cui si mettono in relazione elementi dell’architettura, strutture portanti e sculture indipendenti. Palcoscenico per altri palcoscenici in scala ridotta, il lavoro di Thea Djordjadze costruisce un “metascenario” in cui il soggetto della rappresentazione è la rappresentazione stessa.

L’opera di Thea Djordjadze è sempre site specific: a guidare l’artista è un principio di adattamento che costituisce allo stesso tempo una modalità operativa e una ragione estetica. Le sue installazioni sono il risultato di assemblaggi di oggetti d’uso comune, privati di ogni possibile funzione, o materiali poveri: opere minimali che dialogano con i principi del design e con la tradizione della scultura astratta, senza appartenere, in realtà, a nessuna delle due categorie. Un lavoro che trova la sua forma finale nello spazio espositivo in cui si inserisce, come un organismo vivente, metamorfico, in cui il supporto si fa scultura e la scultura supporto, crescendo e integrandosi l’uno nell’altra.

Nell’installazione di Thea Djordjadze si innesta quindi, come una mostra nella mostra, il percorso dedicato ai Teatrini e, più in generale, al tema del teatro nell’opera di Melotti. Attraverso una selezione di venticinque preziosi lavori, tra i più rappresentativi della produzione dell’artista, realizzati tra gli anni Quaranta e la metà degli Ottanta, a cui si affianca un gruppo di disegni e schizzi preparatori, il progetto espositivo consente di ripercorrere le principali tappe di una ricerca a lungo considerata minore, circoscritta tra i vertici dell’astrattismo degli anni Trenta e le strutture filiformi degli ultimi due decenni, e oggi riconosciuta come uno dei momenti più alti e originali della vicenda artistica di Melotti.

Nati dall’interesse per il “luogo scenico” metafisico e da una riflessione sugli studi di Le Corbusier intorno al modulo architettonico – cui anche Thea Djordjadze ha sempre guardato con attenzione – i Teatrini sono sezioni di spazi abitabili, alveoli in cui prendono scena le più diverse situazioni umane. Non storie, poiché l’elemento narrativo è ridotto a pochi elementi essenziali, ma sequenze indefinite, camere incantate di un mondo sospeso in cui coabitano dimensioni liriche e drammatiche.